
Apprendere è un aspetto fondamentale delle nostre vite, soprattutto durante l’età evolutiva. L’apprendimento gioca infatti un ruolo fondamentale nel testare il proprio valore, ma non il valore della prestazione quanto piuttosto il valore del sé, un valore che ha a che fare con l’identità.
Le scuole sono chiuse da ormai oltre due mesi ed è tempo di primi bilanci. A tal proposito ci sembra interessante condividere alcune riflessioni del dottor Antonio Piotti, psicologo esperto di adolescenza e professore in un liceo milanese.
Come sta andando la didattica online?
Dopo un inizio faticoso per tutti, gradualmente anche la scuola a distanza è entrata a regime nelle vite di studenti, genitori e insegnanti. L’improvvisa chiusura delle scuole ha posto insegnanti e professori di fronte alla necessità di riorganizzare in tempi brevi il proprio modo di insegnare e intendere la scuola, e non per tutti è stato semplice. Qualcuno ha dovuto imparare a usare i mezzi tecnologici quasi da zero, e i ragazzi hanno messo a disposizione tutte le loro competenze per riuscire in questa impresa titanica. E così, dopo iniziali difficoltà e svariati intoppi, anche questa nuova modalità di insegnamento ha preso a funzionare e ogni piccolo passo ha rappresentato una grande conquista per insegnanti e studenti.
Quali vantaggi?
- Primo fra tutti la didattica online permette di mantenere un discreto livello di interazione tra studenti e insegnanti e tra gli studenti stessi.
- Seguire le lezioni permette ai ragazzi di mantenere dei ritmi stabili, mantenere una routine è infatti fondamentale per non alterare i normali ritmi di vita.
- Sottrarre alla noia e riempire le giornate dei ragazzi.
- Mantenere un legame con il mondo, aprire uno spazio di dialogo con compagni e insegnanti.
- Gli studenti possono riascoltare le lezioni qualora ne sentano la necessità.
- E’ possibile tenere lezioni aperte a ragazzi diversi da quelli della classe o a genitori e fratelli degli studenti; questo favorisce un clima più sereno e la nascita di nuovi gruppi.
Quali rischi ed errori?
- Dover gestire una situazione del tutto nuova può portare un’eccessiva ansia di controllo da parte degli insegnanti. Questo rischia di trasformarli in ispettori e distogliere l’attenzione dalla relazione.
- Privilegiare la prestazione e gli aspetti più strettamente didattici a scapito degli aspetti relazionali e di contatto.
- L’eccessiva preoccupazione per aspetti burocratici e organizzativi (es. come dare i voti, come compilare i registri ecc…) rischia di rendere la didattica qualcosa di persecutorio ed estremamente faticoso.
Cosa si può fare adesso?
- Tenere a mente il benessere dei ragazzi. Di primaria importanza è ridurre lo stress e l’ansia dei ragazzi. I ragazzi vanno aiutati a stare meglio.
- Chiedere ai ragazzi come stanno.
- Stabilire migliori contatti con le famiglie.
- Far sentire i ragazzi protagonisti e attivarli, promuovendo e mobilitando la loro motivazione.
Che scuola per il futuro?
L’incredibile situazione in cui ci siamo improvvisamente trovati ha messo in luce alcuni limiti della scuola. Troppo spesso infatti osserviamo un eccessivo ancoraggio all’idea che la scopo primario della scuola sia la trasmissione lineare di contenuti, con una pressoché totale passivizzazione dello studente. L’esperienza attuale può diventare una grande ricchezza e importantissima occasione di rinnovare e ripensare la scuola.
Il primo compito della scuola dovrebbe essere quello di mettere in secondo piano l’apprendimento mnemonico e favorire il pensiero e la capacità di fare ragionamenti e collegamenti. Questo potrebbe portare a uno spostamento del focus dalla prestazione e dal voto alla valorizzazione delle riflessioni personali e a porre l’attenzione sul modo di pensare di ciascuno e sugli schemi creativi utilizzati in quanto fonte di ricchezza per tutti, portando alla scoperta che esistono modi diversi di ragionare. In questo modo il valore della propria identità non sarebbe mai messo in discussione e la scuola potrebbe diventare un luogo più sicuro.
La didattica online dovrebbe diventare parte integrante della formazione e favorire l’incontro tra scuola e famiglia, che non può più ridursi a un mero reciproco controllo.
La scuola è un importantissimo luogo di incontro e di crescita, ma non può più essere l’unico. Trenta ore a settimana sui banchi di scuola, più quelle trascorse a casa a studiare, sono troppe; è necessario che nella vita dei ragazzi ci siano altre occasioni e luoghi in cui fare esperienze relazionali e creative, dove possano essere aiutati a crescere con l’aiuto di educatori e adulti competenti (pensiamo ad esempio ad associazioni sportive, oratori ecc). Scuola e territorio devono essere ben integrate, la scuola non può più essere scollegata dal resto del mondo, e neanche essere semplicemente un luogo in cui parcheggiare i ragazzi perché non c’è altro.
Insomma, tanto il lavoro da fare. Da dove cominciare? Forse il primo passo potrebbe essere quello di ascoltare i nostri ragazzi, chiedere a loro di cosa hanno bisogno. Perché è solo intercettando i loro bisogni che possiamo essere educatori migliori.