“Mamma, accendi la luce!” . Quando i bambini hanno paura del buio.

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La paura del buio è una delle più comuni paure infantili. Anche noi, se facciamo uno sforzo, probabilmente, riusciamo a recuperare le emozioni e i sentimenti di spavento e solitudine che ci avvolgevano una volta soli nel buio della nostra cameretta o di smarrimento nel risvegliarci da incubi terrificanti i cui confini sfumavano nella realtà.

La paura del buio è sicuramente una paura ancestrale che affonda le sue radici in un istinto naturale legato a uno spirito di conservazione. Per gli uomini primitivi infatti il calare dell’ oscurità era portatore di pericoli, rendendoli più esposti all’attacco dei predatori e meno abili nel  distinguere e reagire agli elementi dell’ambiente. La paura è un’emozione che per quanto spiacevole è tuttavia certamente utile poiché ci avvisa della presenza di potenziali pericoli preparandoci a reagire.

Di solito questa paura inizia a comparire nei bambini dopo i due anni. Il bambino che durante i primi anni di vita si è addormentato cullato tra le braccia del genitore può iniziare a presentare disturbi del sonno proprio quando queste modalità relazionali tra genitore e bambino si modificanoIl momento dell’addormentamento diventa un momento cruciale anche perché si associa all’esperienza della separazione dai genitori che può in questo periodo diventare fonte di ansia per il bambino e manifestarsi con paure specifiche del buio o dello stare soli .

Anche il genitore può essere in difficoltà in questo passaggio. La sera infatti, i ritmi rallentano ed è un tempo in cui la famiglia si riunisce e si può più facilmente godere di uno spazio di maggiore intimità e vicinanza familiare. Questo tempo è prezioso sia per il bambino che per i genitori e questo a volte può portare a posticipare l’orario in cui andare a dormire oppure lasciare che il piccolo si addormenti in luoghi diversi dal proprio lettino, come nel letto dei genitori o sul divano. Tuttavia queste abitudini possono rappresentare modalità che non sostengono il bambino nello sviluppo di meccanismi autoregolativi e che possono  favorire irregolarità nei ritmi del sonno.

Come aiutare il nostro bambino ?

E’ possibile adottare alcuni accorgimenti per accompagnare il bambino preparandolo ad affrontare questo passaggio:

– Evitare l’esposizione alla televisione o il coinvolgimento in giochi eccitanti prima dell’addormentamento, questi possono avere un ruolo disturbante e ridurre la qualità del sonno

– Adottare routine di accudimento specificheregolari e prevedibili. Queste possono aiutare il bambino che ancora non possiede una chiara percezione del tempo a prevedere ed associare queste routine al passaggio dalla veglia al sonno. Esempi possono essere fare il bagnetto prima di andare a dormire, leggere o raccontare una fiaba, cantare una ninna nanna

– Abituarlo a dormire da solo nel suo lettino rispettando orari regolari

– Permettere al piccolo di tenere con sé il suo’ “oggetto transizionale“. Ovvero quell’oggetto (pupazzo, orsacchiotto, copertina, ecc.. ) a cui i bambini possono attribuire un significato emotivo particolare e che ha la funzione di rendere tollerabile l’assenza delle persone per lui importanti. Esso rappresenta un ponte tra il mondo interno del bambino e il mondo esterno, come un estensione del legame tra lui e i suoi genitori. Non tutti i bambini ne possiedono uno.

Tuttavia è importante ricordare che i bambini possono manifestare disturbi del sonno che possono essere campanelli di allarme di difficoltà emotive o di fatiche nell’affrontare passaggi evolutivi importanti e pertanto meritevoli di attenzione da parte dei genitori e di eventuali approfondimenti clinici per favorire la comprensione delle cause e promuovere un miglior benessere del piccolo.

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