
La paura del buio è una delle più comuni paure infantili. Anche noi, se facciamo uno sforzo, probabilmente, riusciamo a recuperare le emozioni e i sentimenti di spavento e solitudine che ci avvolgevano una volta soli nel buio della nostra cameretta o di smarrimento nel risvegliarci da incubi terrificanti i cui confini sfumavano nella realtà.
La paura del buio è sicuramente una paura ancestrale che affonda le sue radici in un istinto naturale legato a uno spirito di conservazione. Per gli uomini primitivi infatti il calare dell’ oscurità era portatore di pericoli, rendendoli più esposti all’attacco dei predatori e meno abili nel distinguere e reagire agli elementi dell’ambiente. La paura è un’emozione che per quanto spiacevole è tuttavia certamente utile poiché ci avvisa della presenza di potenziali pericoli preparandoci a reagire.
Di solito questa paura inizia a comparire nei bambini dopo i due anni. Il bambino che durante i primi anni di vita si è addormentato cullato tra le braccia del genitore può iniziare a presentare disturbi del sonno proprio quando queste modalità relazionali tra genitore e bambino si modificano. Il momento dell’addormentamento diventa un momento cruciale anche perché si associa all’esperienza della separazione dai genitori che può in questo periodo diventare fonte di ansia per il bambino e manifestarsi con paure specifiche del buio o dello stare soli .
Anche il genitore può essere in difficoltà in questo passaggio. La sera infatti, i ritmi rallentano ed è un tempo in cui la famiglia si riunisce e si può più facilmente godere di uno spazio di maggiore intimità e vicinanza familiare. Questo tempo è prezioso sia per il bambino che per i genitori e questo a volte può portare a posticipare l’orario in cui andare a dormire oppure lasciare che il piccolo si addormenti in luoghi diversi dal proprio lettino, come nel letto dei genitori o sul divano. Tuttavia queste abitudini possono rappresentare modalità che non sostengono il bambino nello sviluppo di meccanismi autoregolativi e che possono favorire irregolarità nei ritmi del sonno.
Come aiutare il nostro bambino ?
E’ possibile adottare alcuni accorgimenti per accompagnare il bambino preparandolo ad affrontare questo passaggio:
– Evitare l’esposizione alla televisione o il coinvolgimento in giochi eccitanti prima dell’addormentamento, questi possono avere un ruolo disturbante e ridurre la qualità del sonno
– Adottare routine di accudimento specifiche, regolari e prevedibili. Queste possono aiutare il bambino che ancora non possiede una chiara percezione del tempo a prevedere ed associare queste routine al passaggio dalla veglia al sonno. Esempi possono essere fare il bagnetto prima di andare a dormire, leggere o raccontare una fiaba, cantare una ninna nanna
– Abituarlo a dormire da solo nel suo lettino rispettando orari regolari
– Permettere al piccolo di tenere con sé il suo’ “oggetto transizionale“. Ovvero quell’oggetto (pupazzo, orsacchiotto, copertina, ecc.. ) a cui i bambini possono attribuire un significato emotivo particolare e che ha la funzione di rendere tollerabile l’assenza delle persone per lui importanti. Esso rappresenta un ponte tra il mondo interno del bambino e il mondo esterno, come un estensione del legame tra lui e i suoi genitori. Non tutti i bambini ne possiedono uno.
Tuttavia è importante ricordare che i bambini possono manifestare disturbi del sonno che possono essere campanelli di allarme di difficoltà emotive o di fatiche nell’affrontare passaggi evolutivi importanti e pertanto meritevoli di attenzione da parte dei genitori e di eventuali approfondimenti clinici per favorire la comprensione delle cause e promuovere un miglior benessere del piccolo.