Psicologia dell'adolescenza

La psicologia dell’adolescenza si occupa di quel delicato periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta, che si differenzia dalla fase precedente e da quella successiva perché contraddistinta da caratteristiche proprie e specifiche dell’età. Rilevante nel lavoro con gli adolescenti è il contesto, e in particolare i genitori, partner fondamentali e imprescindibili del lavoro psicologico con gli adolescenti. 

Vista la peculiarità e specificità di questa fase evolutiva crediamo che per lavorare con gli adolescenti sia necessaria una formazione specifica, unita a un autentico e sincero interesse e curiosità per il loro mondo e le passioni che li animano. 

Cosa succede in adolescenza?

L’adolescenza è una fase caratterizzata da profonde e complesse trasformazioni fisiche e psicologiche, che possono mettere a dura prova sia i ragazzi che le vivono, sia gli adulti che si occupano di loro.

I ragazzi sono posti di fronte alla difficile sfida di raggiungere alcuni importanti compiti di sviluppo quali l’accettazione del nuovo corpo, la formazione dell’identità (e lo sviluppo di valori morali), le relazioni con i pari, la sessualità e la separazione dai genitori.

Nel corso dell’adolescenza, talvolta i ragazzi possono andare incontro ad ostacoli e difficoltà apparentemente insormontabili che possono causare una crisi nel processo di sviluppo e portare così a un blocco evolutivo, che gli impedisce di portare a termine i propri “compiti”.

Come noto, l’adolescenza è una fase fisiologicamente caratterizzata da comportamenti trasgressivi, conflittualità e atteggiamenti di sfida verso gli adulti. Non è sempre facile distinguere la crisi fisiologica dal blocco evolutivo, ma se c’è un dubbio è importante chiedere il parere di un esperto. 

Difficilmente l’adolescente chiede aiuto spontaneamente, più spesso il disagio si manifesta attraverso il corpo o le azioni, spesso a scuola: 

  • difficoltà di apprendimento 
  • ritiro scolastico
  • bullismo
  • fobia sociale e/o scolastica
  • disturbi alimentari
  • abuso di sostanze o alcol
  • isolamento sociale
  • agiti autolesivi
  • comportamenti a rischio
  • somatizzazioni

Intercettare la sofferenza dell’adolescente può garantire un intervento tempestivo e favorire così la ripresa dello sviluppo. 

La crisi in adolescenza. Quando chiedere aiuto

Attività clinica

Secondo il nostro modello di lavoro la crisi adolescenziale non è spiegata come sintomo di una malattia mentale ma come un blocco nel percorso di crescita. In quest’ottica il sintomo viene letto in chiave evolutiva, ed è solo accogliendo le ragioni evolutive del disagio che è possibile comprendere a fondo la crisi che attanaglia i ragazzi e fornire loro un sostegno adeguato. 

“Ma se è così difficile per l’adolescente avere di se stesso un’immagine definita e stabile, se gli è difficile sapere cosa vuole e cosa vuole diventare, come può un interlocutore capirlo? Non può capirlo, ma può accettare di non capirlo.. Se l’adulto accetta questa condizione e non si propone di fornire un’identità posticcia, se è disposto ad ascoltare con interesse rispettoso e non giudicante.. l’adolescente si sentirà riconosciuto nella sua ancora non raggiunta identità. Questo riconoscimento, che il più delle volte deve essere sentito e non comunicato, paradossalmente gli restituisce un’identità che è l’identità dell’adolescente, quella del cambiamento, della confusione, della precarietà...”  Tommaso Senise.

Consultazione e valutazione psicodiagnostica

La consultazione rappresenta la fase iniziale del lavoro e ha l’obiettivo di accogliere la domanda e comprendere le problematiche presentate dal ragazzo e dalla sua famiglia. Attraverso il bilancio evolutivo è possibile quindi individuare l’intervento più adeguato alle specifiche difficoltà presentate dal ragazzo e dai suoi genitori. 

La consultazione prevede:

  • colloquio con i genitori volti ad accogliere la domanda 
  • colloqui di consultazione con i genitori, insieme o separati, volti a raccogliere informazioni contestuali, “anamnestiche” e relative al ruolo genitoriale
  • colloqui con l’adolescente
  • eventuale valutazione psicodiagnostica mediante l’uso di test
  • colloqui di restituzione (con l’adolescente e con i genitori) 

Il numero di colloqui non è predeterminato e viene concordato in base alle esigenze cliniche e alle possibilità e disponibilità della specifica situazione familiare. 

Al termine della consultazione, se ritenuto necessario, potrà essere proposto un intervento terapeutico, che verrà concordato e condiviso con il ragazzo e i genitori, partner fondamentali del percorso di cura.

Sostegno psicologico

Il lavoro psicologico con gli adolescenti è finalizzato a rimuovere gli ostacoli che interferiscono con il percorso di crescita, e a sostenere il processo di separazione e costruzione identitaria, valorizzando le competenze del sé adolescenziale e attivando le risorse educative e affettive dei genitori. 

Padre e madre vengono sin da subito coinvolti nella consultazione e sostenuti nel loro ruolo

Sostegno al ruolo genitoriale

I genitori hanno un ruolo fondamentale nel lavoro clinico con gli adolescenti, e diventano partner imprescindibili di un gruppo di lavoro.

A seconda delle esigenze cliniche della specifica situazione potranno essere definite diverse tipologie di lavoro, che vanno dal monitoraggio al sostegno al ruolo genitoriale, volto a promuovere e rinforzare le risorse educative e affettive dei genitori. 

A volte  il sostegno genitoriale può essere per un certo periodo di tempo l’unico intervento possibile. Questo accade ad esempio quando l’adolescente in crisi non vuole venire dallo psicologo; potrà sorprendere come il lavoro con i soli genitori può avere una grande valenza trasformativa e favorire l’accesso anche dei ragazzi. 

Altre volte possono essere i genitori in crisi, anziché i figli. I grandi cambiamenti dell’adolescente pongono l’adulto di fronte alla necessità di raggiungere anch’esso dei compiti specifici, che riguardano la necessità di riorganizzare e riadattare il proprio essere madre e padre di un adolescente in evoluzione. 

Supporto educativo

Il supporto educativo viene effettuato da un educatore professionale che collabora con l’equipe di lavoro, e può essere svolto sia presso lo studio che nei diversi contesti di vita del ragazzo e sul territorio. Il lavoro prevede una breve fase iniziale di conoscenza e osservazione del ragazzo, necessaria per definire insieme gli obiettivi del percorso educativo e  le attività da svolgere insieme. 

Gli obiettivi, definiti e concordati dal gruppo di lavoro (educatore, psicologo, genitori, ragazzo) sulla base del bisogno specifico del ragazzo possono ad esempio essere: contrastare l’abbandono scolastico e il ritiro sociale, favorire e promuovere l’integrazione e la socializzazione, rinforzare le competenze e le risorse del ragazzo, orientamento professionale e lavorativo ecc. 

Psicologia scolastica

Un’elevata percentuale di studenti, circa uno su cinque, durante la propria carriera scolastica incorre in problemi e difficoltà che possono comprometterne la buona riuscita scolastica. Le difficoltà scolastiche incontrate dagli studenti possono essere eterogenee e spesso sono conseguenza di una molteplicità di fattori, sia individuali che contestuali. Frequentemente questo tipo di difficoltà si associa a vissuti emotivi ed affettivi particolari che a loro volta rischiano di compromettere ulteriormente le capacità di apprendimento e il benessere dei ragazzi. Spesso queste difficoltà sono caratterizzate da provvisorietà, e con un adeguato supporto tendono a risolversi ed essere superate.

Orientamento scolastico e professionale

In epoca di grandi cambiamenti può essere difficile orientarsi nel complesso insieme delle proposte scolastiche e professionali. 

Il percorso di orientamento è volto a facilitare le scelte formative dei ragazzi, riconoscendo e valorizzando le risorse e le competenze individuali, promuovendo una scelta consapevole.